giovedì 1 novembre 2007

"Alba Nera" di Vittoria Calabri - Hermatena Edizioni - € 14,00


Latrarono. Poi latrarono ancora e ancora. Quando l'ombra nera contro il nero della notte sfilò accanto alloro recinto, i cani, impauriti per atavica consapevolezza, emisero una serie di brontolii soffocati. Ma, poiché erano 'lupi', ripresero a latrare con veemenza, scagliandosi contro la rete metallica che divideva dal resto del parco la vasta area loro assegnata.

Alba scivolava nella notte, rapida, agile e silenziosa. Il suo cuore aveva conosciuto un attimo di trepidanza, ma quella paura faceva ormai parte del suo vivere quotidiano: era il prezzo per la libertà. Si allontanò dal furioso abbaiare discendendo lungo un soffice tappeto erboso, attraversando le estreme propaggini di un bosco, balzando da un dirupo sul mal tracciato sentiero che portava alla piscina. Ora avanzava su un terreno che le era particolarmente congeniale: erba alta. Sul lato sinistro l'intrico dei rovi saliva ripidissimo per perdersi, più avanti, nella boscaglia. Prima di reinfilarcisi, Alba discese ancora. Le piaceva procedere nell'erba che le si richiudeva sul dorso, una sensazione che raramente si concedeva di provare e che tuttavia le era così familiare.

Il mare verde ondeggiava nero al fremito notturno, ma gli occhi abituati a scrutare nel buio lo videro subito. Alba gli girò intorno più volte, poi si avvicinò con cautela. Nei due mesi di 'latitanza'si era sempre tenuta alla larga da qualsiasi essere umano, sempre attenta a non farsi sorprendere, a non farsi raggiungere, a non consentire che le si accostassero.

Il corpo giaceva immobile. Ad Alba interessavano soltanto le prede in movimento, ma quel misto d'innata ferocia e di paura, quell'istinto di bestia braccata pronta a difendersi e ad attaccare, forse odio e fame in una mescolanza che le faceva commettere errori, fecero sì che si avventasse con gli artigli sfoderati. Si buttò sul corpo e lo sbatacchiò, affondando più volte nel torace le sue 'lame'; addentò una guancia e subitamente si ritrasse. Di botto, smise quello scempio che aveva appena cominciato e se ne andò rapida, agile e silenziosa com'era venuta.

Varcò i confini della proprietà sparendo nel folto della boscaglia. In alto, i cani latravano alla luna e alle stelle che non c'erano. Il vento portava alle loro narici quell'odore pungente, nuovo ma subito riconosciuto nemico. I sensi spalancati dei due pastori tedeschi erano ancora impregnati del sentore selvatico che li aveva agitati e turbati pochi minuti prima.


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